L’olio estratto dal fico d’India è uno dei più preziosi utilizzati in cosmesi non solo per la grande quantità di materia prima necessaria a produrlo (per ricavare un litro di olio sono necessari circa 40-50 Kg di semi che corrispondono a circa una tonnellata di frutti) ma soprattutto per la sua composizione chimica ricca di “acidi grassi essenziali”, in particolare l’acido alfa-linoleico e l’acido linoleico importantissimi sia per la salute che per il benessere della pelle.
Questi acidi devono il loro appellativo di “essenziali” al fatto che sono indispensabili alla nostra salute ma il nostro organismo non è in grado di sintetizzarli da solo e devono perciò essere introdotti dall’esterno, attraverso sostanze ricche di tali ingredienti.

Gli acidi grassi favoriscono il rinnovamento cellulare in quanto partecipano alla formazione di una sostanza che viene chiamata “cemento intercorneocitario” o più semplicemente “cemento lipidico”, utilizzato per aggregare le cellule cosiddette “corneociti”.
Lo strato più esterno della pelle (strato corneo) si può infatti pensare come un muro costituito da mattoncini, i corneociti appunto, tenuti insieme da un materiale extracellulare, che, come il cemento, compatta la struttura, limitando tra l’altro la perdita di acqua.
Un olio ricco di acidi grassi, come quello di fico d’india, è in grado di ricostituire lo strato lipidico della pelle, con un evidente miglioramento della elasticità e dell’idratazione cutanea.
Non sono solo questi componenti a rendere così prezioso l’olio di fico d’India ma anche l’alta percentuale di vitamina E e di carotenoidi, entrambi fortemente antiossidanti ed efficaci nel contrastare i radicali liberi che sono tra i principali responsabili, tra le altre cose, dell’invecchiamento della pelle.
I radicali liberi, che si producono nella maggior parte dei nostri processi metabolici, sono molecole che hanno perso un elettrone e che perciò diventano instabili e “libere” di spostarsi all’interno dell’organismo attaccandosi ad altre cellule. Nel caso di quelle dell’epidermide colpiscono il collagene, danneggiandolo e provocando la disidratazione e l’invecchiamento della cute.
Gli antiossidanti, come i carotenoidi e la vitamina E, sono in grado di contrastare i radicali liberi perché riescono a “catturarli” e a legarsi ad essi, trasformandoli in molecole meno dannose.
La vitamina E, inoltre, è anche liposolubile, cioè si scioglie nei grassi: è perciò particolarmente affine allo strato più esterno della pelle, composto prevalentemente di grasso, dove si scioglie ripristinando l’idratazione e restituendo alla cute elasticità e compattezza.

Curiosità sul fico d’India
A dispetto di quanto suggerisca il nome, il fico d’India, la cui denominazione botanica è “opuntia ficus indica”, ha origine nel Centro America, forse in Messico.
Questa pianta era conosciuta già ai tempi degli Aztechi, che la coltivavano e la ritenevano sacra. Ancora oggi, per il popolo messicano il fico d’india rappresenta il Paese e compare nella bandiera, sotto l’aquila, come simbolo della tenacia di un frutto che riesce a sopravvivere anche nel clima arido e ostile dei deserti.
Molto probabilmente deve l’appellativo “Indica”, cioè dell’India, al fatto che venne portata in Europa nel 1493 al rientro della prima spedizione di Cristoforo Colombo che, come tutti sanno, per diversi anni ritenne di essere approdato in India.
Condivide perciò con gli indigeni americani, i famosi “indiani”, uno dei più grandi equivoci della storia.

Nel nostro continente il fico d’India ha trovato un habitat ideale nel bacino del Mediterraneo, grazie al clima mite e temperato.
La sua diffusione fu favorita anche al fatto che, grazie all’alto contenuto di vitamina C dei suoi frutti, veniva utilizzato per combattere lo scorbuto, una delle gravi malattie a cui erano soggetti i marinai imbarcati sulle navi. Il frutto del fico d’India, infatti, è un alimento di altissimo valore, non solo per la gradevolezza del gusto, ma soprattutto per le sue numerose proprietà nutrizionali.
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